I-TIGI: Il DC9 dalle Hawaii a Ustica

Il McDonnell Douglas Dc9/15 “Golf-India” (dalle ultime due lettere delle marche di immatricolazione I-TIGI) era nato sotto il sole della California, uscito dalla fabbrica della Douglas a Long Beach nel 1966. Con il numero di fabbricazione 45724, era stato consegnato in marzo alla compagnia Hawaiian Airlines con le marche di immatricolazione statunitensi N902H.

Il Dc9 trasportò merci, più che persone, in lunghi viaggi sull’oceano direzione Hawaii nei cieli dell’Oceano Pacifico fino al febbraio 1972, quando venne rilevato, insieme al suo gemello N901H (marche I-TIGE) dalla compagnia italiana ITAVIA, guidata dall’imprenditore e avvocato marchigiano Aldo Davanzali, azionista di maggioranza che era subentrato al fondatore, Principe Giovanni Battista Caracciolo nel 1965 alla guida della compagnia.

In quegli anni Itavia viveva una fase di espansione, di crescita nonostante il non facile decennio, gli anni ’70, per l’intera vita economica del Paese. Da qui una coraggiosa politica di espansione e di investimenti a capitale squisitamente privato, con ben venti scali e settantadue voli giornalieri; i settecento dipendenti garantivano la copertura dell’intera rete nazionale, includendo anche alcuni aeroporti considerati “minori” e all’epoca non toccati dalle compagnie più grandi, tra i quali citiamo Orio al Serio, Lamezia Terme, ma soprattutto Bologna Borgo Panigale, partenza di quel volo maledetto della sera del 27 giugno 1980. Per quelle piste brevi, il Dc9 era una macchina perfetta perchè garantiva decolli e atterraggi in relativamente poco spazio.

In 14 anni di onorato servizio, quell’aereo non riscontrò mai un inconveniente tecnico ne’ un problema fatta eccezione per un’ “appoppata” occorsa il 15 novembre 1977 durante una tempesta sul piazzale dell’aeroporto Cagliari Elmas. Si trattava di un fenomeno per il quale, a causa del fortissimo vento, un aereo poteva letteralmente impennarsi da fermo sulla coda. Questo succedeva per il forte peso presente nella parte posteriore dell’aeromobile, dato che i due motori jet a reazione erano posizionati proprio ai margini laterali della coda. L’incidente fu prontamente risolto riparando la coda con kit originale inviato dal costruttore.

Quando I-TIGI si preparò al rullaggio nel piazzale dell’aeroporto “Marconi” di Bologna, sotto a un cielo ancora carico di nubi, al termine di un violento acquazzone che ne causò la partenza in ritardo di 2 ore, tutte le procedure di controllo previste erano state portate a termine. Anche l’ultimo controllo, una revisione completa di tipo C, veniva conclusa con successo nel maggio di quell’anno, il 1980, quindi solamente un mese prima della tragedia.

I-TIGI, un velivolo con all’attivo quasi 30.000 ore di volo, imbarcò i passeggeri e chiuse i portelloni poco prima delle 20, con 81 persone a bordo compresi i quattro membri dell’equipaggio. Per l’ultima volta la sua sagoma brillò prima di scomparire dal cielo di Bologna.

 

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